La 26^ Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26) si è appena conclusa e, come spesso accade quando si discute di crisi ambientale, continua la polarizzazione delle posizioni, tanto all’interno dell’opinione pubblica, quanto tra i policy maker. La delusione di attivisti, climatologi, allarmisti e di tutti coloro che speravano in accordi finalmente più netti e stringenti, vede all’altro capo del filo la soddisfazione di coloro che, maggiormente cauti nelle previsioni e più o meno scettici sull’impronta umana del cambiamento climatico, non condividono lo slogan assoluto del “non c’è più tempo”.
Ad ogni buon conto, occorre sottolineare che la comunità scientifica internazionale è pressoché unanime sull’urgenza delle politiche di contrasto e adattamento da intraprendere al fine di salvaguardare la vita, umana e non solo, del nostro pianeta.
In Italia, qual è la posizione dei cittadini sul cambiamento climatico? Per rispondere a questa domanda, ma soprattutto per indagare sul grado di consapevolezza raggiunto, l’ENEA ha realizzato un sondaggio dal titolo “Se non lo sai, SALLO! Tutto quello che avreSte voluto sApere suL cambiamento cLimaticO (e non avete mai osato chiedere)”, i cui risultati sono stati diffusi proprio in occasione della COP26 di Glasgow.
Il questionario, somministrato ad un campione di 1300 italiani con età compresa tra i 10 e gli 80 anni, è stato articolato con risposte a modalità chiusa e i quesiti hanno riguardato cinque ambiti: Clima e riscaldamento globale, Politiche e strategie per il contrasto al cambiamento climatico, Aspettative e Buone Pratiche, Impatti e costi del cambiamento climatico e Contributi di settore e Paese alle emissioni di gas a effetto serra.
Per conoscere i risultati nel dettaglio di ogni settore, è possibile consultare il link Enea.
Di seguito, invece, sarà dato spazio ai macro-risultati principali e a quelli relativi al settore energia.
In sintesi, ciò che emerge è una consolidata consapevolezza della crisi climatica in atto e del ruolo attivo delle attività antropiche, con una conseguente preoccupazione per il futuro e una grande disponibilità a ridurre il proprio impatto sull’ambiente. Difatti, 9 italiani su 10 hanno risposto correttamente alla domanda “I cambiamenti climatici esistono da sempre ma hanno subìto una notevole accelerazione dagli inizi del ‘900”; quasi tutti (il 97% del campione) sono convinti che lo scioglimento dei ghiacciai e il conseguente aumento del livello dei mari (86%) siano causati dal cambiamento climatico; oltre il 92% è ormai convinto che “l’attuale riscaldamento climatico NON è solo un normale processo naturale”.
Tra le pratiche virtuose che gli italiani già sostengono per arginare a livello individuale la crisi climatica, il 71% annovera “il contenimento dei consumi di acqua ed energia”.
Tuttavia, emergono alcune importanti carenze informative. Difatti, il sondaggio suggerisce che gli italiani non sono ben informati sulle relazioni tra cause, effetti e misure di riduzione delle emissioni di gas serra ai vari livelli territoriali.
Ad esempio, quasi la metà degli intervistati non conosce l’Accordo di Parigi, mentre il 50% conosce l’esistenza del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, ma non gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2030.
Inoltre, l’84% dei partecipanti crede, erroneamente, che l’industria sia il settore più inquinante. Difatti, le emissioni dei gas climalteranti sono dovute alle attività produttive che alimentano i vari settori economici e, tra questi, quello più inquinante è il settore energetico, seguito da agricoltura, industria e rifiuti. In particolare, il settore energia, che comprende la produzione di elettricità e calore e l’uso dell’energia nei comparti trasporto e residenziale, è responsabile del 73,2% delle emissioni totali di gas serra.
Infine, emerge una difficoltà di legare le emergenze pandemiche al complesso rapporto uomo-natura, infatti solo il 32% ha saputo rispondere alla domanda “il cambiamento climatico e la crescente pressione antropica sull’ambiente sono tra le cause della pandemia da COVID-19”.
In conclusione, le lacune riportate dagli italiani nel sondaggio dimostrano che occorre colmare il gap informazione-azione. In questa delicata fase di impegni da rispettare e comunicare, anche secondo Gianmaria Sannino, climatologo responsabile del Laboratorio Modellistica Climatica e Impatti di ENEA, “diventa essenziale sensibilizzare l’opinione pubblica e consolidare la conoscenza di cause e conseguenze del cambiamento climatico, rafforzando il dialogo tra scienza e società civile. Proprio l’obiettivo che ENEA si è posta con l’iniziativa del SALLO!Quiz.
Aumentare il grado e la qualità delle informazioni disponibili sul cambiamento climatico e sugli strumenti per contrastarlo, non solo è condizione necessaria affinché la formazione di una giusta coscienza ambientale possa tradursi in azioni concrete individuali e collettive, ma è anche uno step fondamentale per giungere ad un confronto, politico e sociale, che sia costruttivo, culturale, formativo. In caso contrario, la polarizzazione delle opinioni sarà sempre più ampia e irremovibile.
Del resto, anche le scienze comportamentali (la behavioral economics in primis) hanno ampiamente dimostrato che in contesti decisionali caratterizzati da alta incertezza e condizioni di rischio, proprio come quelli che riguardano le scelte ambientali, la mancanza di informazioni conduce ad una generale inerzia dettata dal “non so, non comprendo, non agisco”.
Pertanto, le sinergie tra mondo accademico e mondo imprenditoriale appaiono come una risorsa strategica in un’ottica di rafforzamento e diffusione delle conoscenze e tecnologie ambientali tra i cittadini e i policy maker. L’obiettivo finale è sempre uno: frenare il cambiamento utilizzando la via della transizione ecologica.
Ad onor del vero, si tratta proprio di un percorso, con tutti gli ostacoli e le difficoltà che caratterizzano ogni ambizioso e salvifico cammino, poiché, come ricorda il nostro ministro Roberto Cingolani, la transizione ecologica, ed energetica, “non sarà un pranzo di gala”. Quello che occorre, dunque, è uno sforzo condiviso: conoscenze, lavoro, sacrifici, cambiamenti per tutti.
Per una panoramica aggiornata sui risultati raggiunti durante la COP26, si può consultare il seguente link Isprambiente.
Alessandra Modrone
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