Efficienza e sostenibilità ambientale nella produzione di energia: il caso delle Biomasse

Nel nostro territorio, il sistema di gestione delle fonti di energia è storicamente legato a concetti quali la dipendenza energetica da fonti estere, il rifiuto del nucleare, l’utilizzo di fonti fossili, l’inquinamento e comunque la non rinnovabilità della maggior parte delle fonti utilizzate. Questo ci rende particolarmente esposti, come Italia, a determinare contributi non voluti ai cambiamenti climatici conseguenti, così come radicalmente sensibili alle fluttuazioni altalenanti del prezzo del petrolio e delle fonti di energia acquistate dall’estero (fossili in primis), che si riflettono in incrementi di costo e perdita di competitività industriale della nostra economia sullo scenario delle economie mondiali, oltre che una posizione particolarmente netta relativamente alla fornitura di fonti non rinnovabili diverse da quelle fossili.
La gestione delle fonti di energia e il conseguente impatto economico, sociale, ambientale sono quindi oggetto di dibattito quotidiano. L’esigenza di stabilire una via alternativa e possibilmente risolutiva a questa dipendenza da fonti fossili o non rinnovabili è ormai una priorità mondiale.
È chiaro che la strada del risparmio di energia e dell’incremento di efficienza di conversione dei sistemi energetici, pur essendo virtuosa e necessaria, non è più sufficiente per il perseguimento di una soluzione definitiva, ragion per cui occorre trovare nuove fonti energetiche non solo alternative al petrolio ma anche rinnovabili e sostenibili. L’Europa, in termini comunitari, ha stabilito limiti ben definiti e in linea con i risultati forniti dalla comunità scientifica in termini di sostenibilità ambientale e fattibilità tecnica, prendendo in questo senso degli impegni importanti, che pongono il decennio 2020/30 come periodo cardine per il raggiungimento di obiettivi ambiziosi. Le modalità tecniche e gli strumenti da impiegare per il raggiungimento di questi obiettivi (incremento di efficienza e utilizzo di fonti rinnovabili) non è ancora stato completamente esplorato dalla ricerca e dalla tecnica, anche se la direttiva legislativa si pone come stimolo e necessità nel perseguimento degli obiettivi stabiliti.
É noto che, sul nostro pianeta, la fonte primaria di energia deriva principalmente dal flusso energetico irraggiato dal sole che risulta essere la sorgente comune di tutte le forme di energia a cui la tecnologia di oggi fa riferimento, con le eccezioni della energia geotermica e dell’energia nucleare. Il flusso solare nell’atmosfera o nel mare si trasforma in energia termica, generando giganteschi cicli termodinamici che producono le piogge, i venti, le correnti oceaniche, le onde. Accanto all’utilizzo di questi derivati del flusso solare, è possibile captare direttamente il flusso solare stesso, con collettori solari termici e fotovoltaici. L’utilizzo delle biomasse come fonte di energia di derivazione solare è l’unica fra le rinnovabili diversa concettualmente. Alla produzione delle biomasse si giunge attraverso complessi processi di fotosintesi, per ora possibili solo grazie a organismi viventi: organismi molto diversi fra loro, caratterizzati dal fatto di raccogliere l’energia solare e utilizzarla per produrre composti organici a partire da acqua e anidride carbonica. I composti così generati costituiscono un serbatoio di energia che può essere utilizzato in un tempo successivo a quello della captazione del flusso solare. In altri termini le biomasse sono per loro natura energia solare concentrata e immagazzinata per futuro uso.
Al crescere della richiesta di energia rinnovabile nel panorama energetico appena descritto, una sorgente di energia rinnovabile e al tempo stesso ad ‘utilizzo dilazionabile’ come le biomasse è particolarmente preziosa: le biomasse sono una fonte non aleatoria in un panorama energetico per cui la gestione dell’aleatorietà delle produzioni energetiche rinnovabili diventa via via più critica (un esempio su tutte è dato dal solare, disponibile solo nelle ore diurne). Accanto a questo pregio fondamentale della naturale cumulabilità, le biomasse, nelle loro varie forme hanno il pregio di essere il risultato di un’agricoltura energetica, che se ben gestita, non altera l’assetto del territorio o addirittura lo migliora e contribuisce alla occupazione di personale a tutti i livelli, in modo distribuito sul territorio stesso.

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Articolo a cura di:
Ing. Domenico Cirillo
Coordinatore Macroarea 1 Partenariati Strategici CEB ETS