La lotta alla povertà energetica

Il noto tema della povertà energetica è salito agli onori della cronaca quotidiana in circostanze ormai note. Per povertà energetica (energy poverty) si intende la difficoltà nell’accesso alle fonti energetiche, una condizione molto comune nei paesi in via di sviluppo o sottosviluppati ma anche dove vi è carenza di infrastrutture energetiche e approvvigionamento dell’energia.
Secondo questa ultima interpretazione la carenza di infrastrutture adeguate, e a basso costo, si traduce nella difficoltà di spesa per fronteggiare i costi legati all’energia , per le imprese e per le famiglie, che sempre più spesso si trovano costrette a ridurre i consumi e innumerevoli volte finiscono per subire addirittura il distacco delle forniture, proprio per incapacità a fronteggiare la spesa, ormai troppo elevata, per l’acquisto dell’energia.  Una condizione che oggi risulta molto più frequente anche in occidente, in un mondo quindi sviluppato, in comunità come le nostre, dove numerose famiglie e realtà aziendali si trovano in condizioni di difficoltà economica, un disagio legato alla scarsa circolazione di moneta, peggiorato sicuramente dal fenomeno pandemico che stiamo vivendo.

Questa condizione può essere anche intesa in un’accezione più ampia, infatti è detta anche “fuel poverty” “povertà di carburante”. Conosciamo bene la necessità di decarbonizzarci integrando le infrastrutture energetiche con impianti rinnovabili non legati a fonti fossili; tale consapevolezza porta a riflessioni significative su come adoperarsi per implementare e privilegiare soluzioni che prevedono l’integrazione di politiche energetiche atte ad accelerare il passo verso approcci sostenibili che devono guidare la cosiddetta transizione energetica.

Sottolineare l’importanza e dare attenzione a questo tema, significa stimolare gli operatori del settore ma soprattutto i policy maker, in un momento cruciale come questo, al fine di adoperarsi per compiere scelte idonee e pertinenti alle attuali esigenze, poiché le decisioni che siamo chiamati a prendere oggi, influiranno con certezza sullo sviluppo dei prossimi decenni, sotto molteplici punti di vista: economici, urbani e sociali.

Qualcosa si è già mosso, intraprendendo il discorso articolato e farraginoso legato alla transizione energetica di cui molto si parla, ma molto altro c’è ancora da fare o meglio da pianificare, soprattutto in virtù del nuovo programma European Clean Energy Package al quale abbiamo aderito, che richiama il tema della povertà energetica, ma ancora, le azioni da mettere in campo al fine di guidare il paese verso la ripresa e lo sviluppo, investendo le risorse del rinomato Recovery Fund in arrivo.

Sicuramente partendo dall’aspetto economico,  cruciale per riflessioni di diversa natura, è da attenzionare prima di tutto l’attuale costo dell’energia, il costo della tenuta dei mercati energetici e di conseguenza l’assoluta necessità di correzione della spesa energetica che grava sui bilanci familiari e delle imprese.  Le politiche da implementare devono necessariamente tener conto di ciò, cercando di includere nei programmi adeguate soluzioni che prevedono l’integrazione del reddito ma soprattutto la riduzione dei costi per  famiglie e per le imprese, attività di impresa che nel nostro paese sono per lo più di piccola e media taglia e che costituiscono il tessuto essenziale, il cuore della nostra economia nazionale.

Altro punto di vista è quello urbano, sappiamo bene come i costi legati all’energia consumata sono strettamente legati alle caratteristiche degli edifici in cui viviamo e lavoriamo. In tal senso, l’ottica delle politiche da adottare, per combattere il fenomeno della povertà energetica, deve convergere su modelli che considerano i costi di gestione e mantenimento e quindi le relative prestazioni energetiche degli edifici. Questo si dovrebbe tradurre in incentivi che puntano al miglioramento dell’efficienza energetica delle strutture private e non. Le scelte di politica urbana, legate quindi al settore edilizio, dovrebbero continuare ad avere nel mirino la riqualificazione degli edifici, dei quartieri e delle nostre città; si è sicuramente intrapresa questa via, già a partire dal cosiddetto incentivo Ecobonus, poi superato dal Superbonus 110%, ma altro ancora si potrebbe fare.

Infine, l’ambito sociale, cioè ciò che riguarda le persone, lo status nel quale viviamo. Avere una società libera da ogni povertà è utopia, ma una società che vive in un contesto migliore, in termini di salute e di ambiente salubre sicuramente è speranza per la vita. Si dovrebbe combattere la povertà energetica anche per gli effetti e le dinamiche sociali che essa comporta, soprattutto quando tale condizione di povertà non emerge, è sommersa o non riconosciuta; non sono pochi i casi in cui si verifica l’esclusione dal contesto sociale, dato dalla mancanza di possibilità a fronteggiare la spesa per riscaldarsi o riqualificare la propria abitazione.

Tutto questo senza contare l’altro aspetto di questa povertà, citato prima, ovvero la scarsità delle risorse fossili dalle quali attingiamo e dalle quali, fino a pochissimi anni fa, dipendevamo del tutto.

Poc’anzi si sono citati aspetti e soluzioni volte al superamento della povertà energetica pensando a politiche di sussidiarietà verticale, in cui il legislatore, lo Stato, pone dei rimedi diretti al superamento della povertà  con sussidi, incentivi e investimenti, ma perché non stravolgere questa condizione di dipendenza dall’energia, implementando modelli che coinvolgano più direttamente noi cittadini?

Purtroppo se da un lato vogliamo abbassare il consumo di energia legato ad alcuni aspetti, dall’altro abbiamo un crescente bisogno di energia dato dall’evoluzione tecnologica e quindi necessitiamo di una quantità di energia inimmaginabile per il mantenimento dei nostri bisogni attuali e futuri, per cui solo una totale inversione di rotta può liberarci da tale disagio.

Diventa necessario investire nel nostro futuro ipotizzando modelli differenti da quelli convenzionali ai quali siamo abituati.

Ci si riferisce a sistemi energetici non dominati dai grandi player, in cui l’energia si produce da una parte e si consuma dall’altra, caso in cui i costi della stessa inevitabilmente crescono, ma di sistemi in cui noi cittadini comuni possiamo svolgere un ruolo attivo, producendo e consumando in loco l’energia, prodotta con sistemi all’avanguardia e da fonti pulite, le fonti rinnovabili.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili, di cui molto si parla, possono essere infatti, la chiave di volta anche per il superamento della povertà energetica. Si tratterebbe di sistemi di sussidiarietà orizzontale che andrebbero ad integrare fortemente quelli verticali.

Il nostro futuro può essere cambiato pensando soprattutto a questi modelli in cui ripartiamo le capacità e le competenze individuali e collettive, operando per l’interesse generale.

 

A cura di

Cluster Energia Basilicata ETS