Da tempo si parla di alternativa sostenibile alla produzione di energia da fonti fossili che sfrutti le fonti energetiche rinnovabili e che sia a carbon zero.
La nuova sfida punta sull’idrogeno, l’elemento più abbondante dell’universo e primo elemento della tavola periodica, detto anche “carburante” iniziale delle stelle presente per la percentuale maggiore di ciò che si conosce dell’universo.
Idrogeno dal suo significato “generatore d’acqua”, può essere prodotto impiegando tutte le fonti, fossili e non, nucleare, gas naturale, carbone e petrolio e energie rinnovabili. Si può utilizzare per produrre altri composti, si può accumulare, spostare e utilizzare in modi diversi grazie alla sua straordinaria versatilità.
Questo elemento oltre alla sua estrema poliedricità ha più sfumature di colori: grigio, blu e verde. L’idrogeno verde è l’unico che però assicura due importanti vantaggi: l’utilizzo primario di fonti rinnovabili (come l’eolico o il fotovoltaico quindi fonti non fossili) e con emissioni zero (solo vapore acqueo).
La produzione di idrogeno verde è quindi vincolata da due fattori fondamentali ossia, la produzione di elettricità “green” susseguita dall’impiego dell’elettrolizzatore, che scinde l’acqua nelle sue componenti, idrogeno ed ossigeno molecolari.
Ad oggi il “green hydrogen” sembra essere la nuova sfida, ed è a questo elemento che è rivolta l’attenzione internazionale per l’importante necessità di decarbonizzare le nostre economie ed avviare la transizione energetica.
Negli ultimi anni, infatti, numerosi studi ed esperti hanno accelerato sulla ricerca, al fine di produrre idrogeno verde, a costi meno elevati. Ad oggi, ampio è il divario tra i costi di produzione di idrogeno basato su combustibili fossili, con un costo medio di 1.5 euro al chilogrammo, e la produzione di idrogeno rinnovabile, mediante elettrolisi, che costa tra i 2.5 e i 5.5 euro al chilogrammo1. La sfida è quindi, quella di abbassare i costi di produzione di idrogeno pulito, generato da fonti rinnovabili diverse, assicurandone la possibilità di trasportarlo, stoccarlo, per poi impiegarlo in servizi energetici finali senza emissioni.
L’interesse all’uso dell’idrogeno è dominato dalle applicazioni industriali nei settori che ad oggi risultano difficili da decarbonizzare ad esempio i trasporti pesanti, trasporto ferroviario, chimica e raffinazione, immissione in rete di gas per decarbonizzare, cogenerazione termica ed elettrica.
Il suo sviluppo e il conseguente impiego, infatti, stanno interessando numerosi soggetti, le società distributrici di elettricità e gas, i costruttori di automobili, le società del petrolio e del gas, le grandi società di ingegneria, e i Governi della maggior parte delle più grandi economie del mondo.
L’idrogeno non ha mai goduto di un interesse così internazionale e intersettoriale, come in questo momento.
Attualmente si parla di idrogeno come vettore energetico, non solo nei paesi più avanzati dal punto di vista delle strategie, come il Giappone o gli USA, ma anche in Italia ed in Europa.
Nei mesi scorsi infatti il Ministero dell’Università e della Ricerca italiano ha pubblicato le prime linee guida per la strategia nazionale sull’idrogeno. Il documento, messo a punto dal Ministero, mette in risalto “la produzione e l’impiego dell’idrogeno come risorsa energetica nel prossimo decennio e il ruolo dell’Italia nell’ambito del Green Deal europeo e del programma quadro per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe”.
Il tutto ha origine dal programma europeo sulla transizione energetica, verso un sistema energetico decarbonizzato in cui ha un ruolo chiave “hydrogen economy”, sviluppato nel mese di luglio dalla Commissione Europea.
Gli obiettivi europei per la produzione di idrogeno pulito a partire dal 2020, prevedono una transizione graduale, attraverso l’installazione di almeno 6 GW di elettrolizzatori di idrogeno rinnovabile nell’UE e la produzione fino a un milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2024, l’istallazione di almeno 40 GW di elettrolizzatori di idrogeno rinnovabile e la produzione fino a dieci milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell’UE entro il 2030 e l’impiego dell’idrogeno su larga scala in tutti i settori difficili da decarbonizzare entro il 2050.
Questa transizione apre sicuramente scenari appetibili anche a livello economico, si stimano investimenti pari a 3-5 miliardi di euro al 2030 in Italia e 400 milioni di euro a livello Europeo2.
Obiettivi così ambizioni non possono che far pensare che è l’ora dell’idrogeno pulito, fonte di interesse e di numerosi investimenti, che hanno accelerato piani e strategie nonostante l’attuale situazione pandemica mondiale, la quale non ha generato, per il momento, alcuna battuta d’arresto allo slancio dell’UE e del mondo verso la transizione energetica.
1Rivista We world energy, Che mondo sarà?, Novembre 2020, numero 47, pag. 37-38.
2https://www.ilsole24ore.com/art/perche-l-italia-puo-vincere-sfida-dell-idrogeno-ADrgEO6